banner image

Garret.


Fissava il mare come faceva ogni giorno, come aveva fatto ogni giorno per ventisei anni, da quando era nato insomma. Fissava il mare come era abituato a farlo, ovvero con gli occhi di chi sa quanto può dare e quanto può togliere quell'immenso spazio d'acqua, fonte di vita e causa di morte.
Aveva dato da mangiare per generazioni alla sua famiglia, il mare.
E si era portato via alcuni di loro, lo stesso mare.
Era il gioco crudele dell'acqua, questo gli aveva sempre detto suo nonno.
Garret fissava il mare e vedeva in esso tutto quello che conosceva, che amava, e che aveva vissuto.
Aveva sempre voluto seguire le orme di suo padre, del padre di suo padre, e del padre del padre di suo padre. Loro avevano vissuto grazie al mare, grazie alla pesca, grazie ai doni di quel regno sconosciuto.
Non rendeva più però, il mare, non era più fonte di sostentamento, ma solo di una accennata sopravvivenza. Il mondo era cambiato, la pesca era cambiata, e anche il mare non era più quello di una volta, quello che da bambino bagnava i suoi piedi nella sabbia, quello pieno di pesci e libero da ogni contaminazione umana.
Non poteva seguire chi era venuto prima di lui, no, non più.
Garret fissava il mare come faceva ogni giorno, e come non avrebbe potuto più fare. Il suo sguardo triste cercava di trattenere le lacrime, che scendevano copiose dentro di lui.
Il bus che lo avrebbe condotto in città risuonò alle sue spalle.
La città lo attendeva ora, e il mare forse lo avrebbe atteso per sempre.

Testo: Gabriele Del Buono
Photo: Alasdair McLellan
Garret. Garret. Reviewed by spiceboy88 on 6/03/2016 Rating: 5

No comments:

Powered by Blogger.