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Kylie Minogue – The Abbey Road Session [2012]

Pochi artisti decidono ad un certo punto di riarrangiare totalmente la propria discografia, destrutturandola dal sound che l’ha resa famosa. Kylie Minogue è sempre stata una artista completa, ma per i suoi 25 anni di carriera si è superata raccogliendo suoi brani diversissimi tra loro (dal pop, alla ballad, al funcky, alla dance, alla electro) e portandoli nello studio di registrazione più famoso del mondo, quello di Abbey Road, dove dai Beatles alle Spice Girls è stata costruita la musica inglese, e non solo. Il risultato è un album da diva di altri tempi. Perchè Kylie sarà innovatrice in molti campi musicali, ma resta una piccola e splendida diva classica, lontana dalle storture del mondo musicale di oggi, in cui il pop è schiavo del computer e serve la stranezza per essere in classifica.

Mettiamo le cuffiette, pensiamo al sorriso solare di Kylie, diamole un vecchio microfono di quelli grandi, immaginiamola in un lungo abito da sera pieno di lustrini ed entriamo delicatamente in questo album….
01: All The Lovers
Un sound molto americano, da cantautore con la chitarra, avvolge questa nuova versione del brano, che non perde la sua lucentezza e il suo messaggio, il crescendo e i cori della seconda strofa ci fanno sollevare dal suolo.
02: On A Night Like This
Molto diva del passato, molto night club di classe, molto whoop! Ci avrei visto benissimo una Marilyn in questa veste. Previsto come secondo singolo dell’album, On A Night Like This avanza con solennità con le sue note inconfondibili e gli acuti di Kylie.
03: Better the Devil You Know
Probabilmente la migliore dell’album. In questo arrangiamento arriva diretto al cuore e alla testa il messaggio del brano, la sua tristezza, perchè infondo pur essendo originariamente un brano dance il testo parla della delusione, e del doversi arrendere davanti ai difetti, anche brutti, della persona amata. Meglio restare con un male che sappiamo come gestire e di cui sappiamo trovare il bello, che buttarsi verso qualcuno magari meno ‘devil’ ma che ameremmo di meno. Mi sono commosso ascoltandola e pensavo ad attimi miei personali…
04: Hand On Your Heart
Quando sono partite le prime note ho pensato ‘cavolo ma questa canzone l’ho già sentita!’. Ovviamente non parlavo di Hand On Your Heart di Kylie che conosco benissimo, ma di questo arrangiamento. Infatti anni fa avevo sentito una cover del brano cantata da José Gonsalez e non l’avevo mai dimenticata per la sua struggente musicalità. E Kylie a quanto pare aveva notato come me questa cover e l’arrangiamento di questo album è preso proprio dalla versione di Gonsalez. Sono stato quindi entusiasta ascoltandola. Come Better, anche Hand è in realtà un brano triste d’amore, nonostante avesse un pazzesco arrangiamento pop (uno dei migliori brani di Kylie), ma anche in questo caso questo nuovo arrangiamento racchiude davvero l’essenza del testo.
05: I Believe In You
Arrangiamento simile a quello del brano precedente, e finalmente una canzone d’amore positiva e solare. Penso che però sia uno dei brani che perde un po’ di brillantezza nel passaggio dall’originale (che resta epica) a questa tranquilla sebben ben fatta versione acustica.
06: Come Into My World
Uno degli arrangiamenti che potrebbe dividere i pareri, il brano originale era ipnotico e quello che troviamo qui è una emozione e delle sensazioni completamente diverse. Ben riuscito senza dubbio, perchè c’è una ottima continuità musicale con la versione del 2001, ma le vibrazioni che ti avvolgono sono totalmente diverse. Diventa una ballad, e scompare il senso di vibrazione sessuale.
07: Finer Feelings
Uno dei singoli più ignorati dal grande pubblico, uno dei più belli però. E qui diventa cupo, imponente, colossale, epico, ipnotico, sensuale, attraente. Penso che l’arrangiamento di Wild Roses avrebbe dovuto seguire questa impronta (purtroppo non è stato così), e sembra uscire direttamente dal periodo ‘alternative’ di Kylie, il che la arricchisce rendendola una dei gioielli di questo album.
08: Confide In Me
Penso che sia stato un duro lavoro reinventare Confide In Me, e al tempo stesso non privarla quel senso di disagio volontario e piacevole, quella sorta di perversione, che conferisce questo brano ad ogni ascolto. Questo era uno dei brani più rischiosi da riarrangiare ma il risultato è stato perfetto, amo Confide in Me per quel senso di inquietudine e di diverso, ed è stato riportato in questa versione.
09: Slow
Il secondo brano che potrà dividere il pubblico, molto di più di Come Into My World. Slow appare totalmente come un’altra canzone, a parte il testo non è rimasto assolutamente della versione originale, nulla. Come Confide In Me era pericolosissima da riarrangiare, ma a differenza della precedente qui per me non si è riusciti nell’impresa. L’arrangiamento può risultare piacevole in se, ma è stata tradita la canzone, privandola della sua sensualità sussurrata e robotica.
10: Locomotion
Direttamente dagli anni ’60, puro revival american style, sempre accattivante e pop, più classica e più fedele alla versione originale del 1962, energica, da ballare, distante da tutti gli altri brani dell’album, per nulla orchestrale e ma totalmente esplosiva.
11: Can’t Get You Out of My Head
Interamente suonata al violino, il brano appare davvero uscito da un album orchestrale, il brano ha acquisito solennità, grazia e imponenza, perdendo ogni velleità electropop pur restando fedele alla sua ‘ossessività’ musicale.
12: Where the Wild Roses Grow duetto con Nick Cave
Uno dei miei singoli preferiti di Kylie, però non mi piace affatto questa versione. Nonostante abbian richiamato Nick a cantarla con Kylie, il brano ha perso tutto il suo senso tragico, cupo, straziante della versione originale, diventando semplicemente un brano acustico.
13: Flower
L’avevamo attesa per anni, dal 2008 quando Kylie l’aveva portata live nell’XTour. Finalmente in studio version, commovente, toccante, delicata, essenziale. Seppur quella famosa live version resta impareggiabile.
14: I Should Be So Lucky
Arrangiamento splendido, delicato, elegante, sofisticato, distante anni luce dal brano originale. Vocalmente davvero perfetta, arrivando a dare un mix di emozioni completamente differente dalla versione pop, portando a rifletterci sulla importanza dell’amore e sul sentirsi fortunati quando lo si trova. Il ‘lucky lucky’ a pochi secondi dalla fine è da pelle d’oca.
15: Love At First Sight
Nei primi 30 secondi davvero irriconoscibile, brano tramutato da ballad dance a ballata country, davvero sorpresa inaspettata, specie per me essendo LAFS la mia canzone di Kylie preferita in assoluto. Chitarra e batteria ci accompagnano per oltre 3 minuti, mostrandoci la versalità di Kylie che davvero in questo brano mostra una completezza musicale, molto più simile alla Kylie degli anni ’90 che a quella degli ultimi anni.
16: Never Too Late
Una delle canzoni più ‘poppy’ di Kylie trasformata in un richiamo d’amore tutto voce e pianoforte. Senza altri strumenti, niente coriste, solo Kylie ed un piano per ricordarci che in amore non è mai troppo tardi. Ascoltandola evoca davvero una immagine da diva anni ’50 in un club cantando da sola con luci soffuse.
17: In My Arms
‘How Do You Describe a Feeling?’ Dal rock-pop all’acustica. In My Arms è nettamente un’altra canzone qui, se non fosse cantata da Kylie non credo la riconoscerei. Molto malinconica, in completa opposizione alla esplosività colorata e sensuale del brano originale. Sensuale senza essere aggressiva, dimostrando che l’arrangiamente musicale può totalmente reinventare un brano. I cori del brano originali sono stati sostituiti dal violino e l’effetto è ipnotico.
18: Wow
Preferirò sempre la versione originale di Wow, frociarola nell’essenza e colorata, esplosiva e positiva, pazzesca. Ma questa versione indie è davvero intensa, non perde sex appeal, anzi diventa meno banale e più intrigante. Quanto parte la batteria parte alla seconda strofa cominci a muoverti e non riesci a restare fermo, come nella vera Wow. Uno dei brani più appariscenti di Kylie che riesce a farci ballare anche in questa versione (molto Jason Mraz style). WowowowoooW!
Conclusione: Un album che mi ha portato in 1 ora a riscoprire emozioni dei brani di Kylie che si erano celate negli anni, perchè questi arrangiamenti hanno portato in luce i testi e l’emotività raccontata dalle canzoni stesse. Un lavoro immenso, quello di trasportare il pop e la dance in una dimensione orchestrale, sostituire cori con strumenti come il violino, il sintetizzatore con una chitarra, una tastiera con un pianoforte e una console con una batteria. Una voce soave come quella di Kylie che dimostra come la musica può essere trasversale e ricca di risvolti.
Consigliato per chi: ha voglia di tornare alla musica fatta di strumenti e non di computer, e per chi crede che la musica può manifestarsi in mille modi e restare pur sempre musica di qualità. E per chi ovviamente ama Kylie e vuole commuoversi ricantando i suoi successi sognando con lei.
Kylie Minogue – The Abbey Road Session [2012] Kylie Minogue – The Abbey Road Session [2012] Reviewed by spiceboy88 on 10/25/2012 Rating: 5

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