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Joan.


Aveva messo il suo vestito più bello, comprato con i risparmi di un mese con il suo lavoro di cameriera nella caffetteria della strada principale del suo quartiere. Lo aveva osservato per mesi in quella vetrina, nel negozio di abiti più costoso della città, con il naso schiacciato contro quel vetro, come i bambini a Natele che fissano i balocchi. Prendeva due metro per andare alla scuola serale, e li, l'isolato prima, c'era quel negozio, nel quale lei non aveva mai avuto il coraggio di entrare. Una cameriera nel negozio più chic. Eppure aveva messo i soldi da parte, e lo aveva finalmente acquistato, trovando il coraggio di entrare, superare i clienti snob che la osservavano, e affrontando la commessa che la prima volta che ci era entrata le aveva fatto capire che si trovava in un posto troppo costoso per le sue tasche. Lo aveva comprato, e era tornata a casa soddisfatta, aveva vinto una battaglia con se stessa e con gli altri.
Aveva messo il suo vestito più bello, quello comprato nel negozio più chic, le scarpe aperte rosse che riprendevano l'abito, che le aveva regalato una sua cliente della caffetteria, degli orecchini stupendi e grandi che le valorizzavano il viso, intagliati da un suo amico orafo, i capelli legati, come una vera signora, e dopo due metro aveva affrontato la città, quella vera, lontana dal suo piccolo quartiere, pronta a vivere una vita che aveva sempre sognato, e a cercare l'amore che aveva sempre sperato.

Testo: Gabriele Del Buono
Photo: Alasdair McLellan
Joan. Joan. Reviewed by spiceboy88 on 5/29/2016 Rating: 5

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