Nadia aspettava il suo treno delle 19:13 come ogni sera ormai da un anno, puntuale al binario 3 della stazione di Bergén, per tornare a casa dal lavoro.
Era la prima sera dopo le vacanze estive, e quei sette giorni di riposo erano quasi pesati a Nadia, abituata a essere sempre in movimento, e a non perdere neanche una sera il treno delle 19:13, neanche la domenica, che si recava a Bergén per una passeggiata o un caffé con qualche collega, pur di mancare una sera al suo appuntamento con il treno, al solito binario e alla solita ora.
Le era quasi dispiaciuto passare quei sette giorni di ferie e Tunsa, una piccola località marittima, dove abitavano i suoi genitori, e dove passava sempre le sue vacanze.
Ogni sera, alle 19:13, era alla stazione di Tunsa, per veder passare un treno, uno qualunque.
La fine dell'estate era ancora lontana un mese, eppure quella sera, di ritorno da lavoro, Nadia si era trovata su una pioggia battente, che aveva bagnato la sua giacca leggera, e il suo caschetto di capelli neri e lucenti.
19:12. Nadia aspettava nervosa il suo treno, che si sarebbe dovuto almeno vedere in lontananza dato l'orario. Lei era in grado di sentirlo a chilometri di distanza, anche nelle sere più affollate.
Eppure quella sera, quando molti ancora erano in vacanza, e poche voci parlottavano nella piccola stazione, ancora non sentiva il treno delle 19:13 arrivvare in lontananza.
La pioggia si stava diradando, come le nuvole, tra le quali un timido sole rosa faceva capolinea.
L'aria era fresca ma un po' appiccicosa.
19:13. Il treno, che avrebbe portato Nadia da Bergén a Kimsi, un piccolo quartiere dormitorio, ancora non si sentiva fischiare. Il megafono della stazione non annunciava nulla.
19:14. Nadia stava per perdere la pazienza, un senso di disagio la attanagliava. Non era mai capitato che il suo treno delle 19:13 saltasse una corsa, mai.
Decise di girarsi verso il tabellone degli orari, e in quel momento scorse una piccola ma per lei fondamentale novità.
Il treno delle 19:13, nei sette giorni che Nadia non aveva potuto prenderlo, aveva cambiato orario della corsa. Il treno delle 19:13 era diventato il treno delle 19:17.
19:16. Fu allora che Nadia lo sentì fischiare, e una sensazione di esclusione, come quando sei l'ultimo arrivato in classe, la avvolse.
19:17. Nadia salì sul treno, ma non era più la stessa cosa.
Il treno delle 19:13 non esisteva più, e non sarebbe più stata la stessa cosa.
Il treno delle 19:13
Reviewed by spiceboy88
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8/20/2017
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