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Il flusso di magia emanato dai suoi pensieri in un momento di relax era sempre in grado di realizzare cose meravigliose. Amerik era immerso nella sua vasca da bagno, in quella soleggiata ma fredda mattina di ottobre, e mente rifletteva su alcuni appuntamenti con streghe della sua stessa accademia di magia andati abbastanza male, le sue mani, da sole, emanando energia, o meglio magia, avevano creato meravigliose pianticelle rigogliose, e avvolgenti rampicanti, che ora ricoprivano il soffitto del suo bagno.
Amerik era ora rilassato, senza alcun pensiero, e il rumore leggero dell'acqua, unito alla luce del sole riflessa sui suoi cristalli, avevano favorito la promanazione di cotanta magia. Amerik non faceva nulla per controllarla, era una normale reazione del suo corpo. Il suo amore per le piante, specie per le più rare, gli avevano donato questo potere, anche se, a suoi dire, era una cosa nata con lui, come se la ricordasse da sempre, quando in orfanotrofio, si sentiva già diverso da tutti gli altri bambini, si sentiva speciale.
Il suo arrivo nell'Accademia di Magia era stata la conferma di tutto ciò che lui aveva saputo sempre di se, quella speranza che lo aveva cullato nelle notti senza una mamma e un papà, e che lo aveva difeso dai bulli dell'orfanotrofio, quando essere diverso era una offesa.
E mentre Amerik si lasciava andare, nella quiete del bagno, tra ricordi e sogni, la sua magia fluttuava come qualcosa di naturale, quasi di necessario, per creare quell'ambiente accogliente e gentile, che lui ora chiamava casa.
5 streghe (III): un posto chiamato casa
Reviewed by spiceboy88
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10/26/2017
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